Paganico Sabino, il borgo tra storia e folklore

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Tra i piccoli paesini incastonati nella Riserva Naturale Navegna Cervia, affacciato sul lago del Turano, si posiziona il delizioso borgo di Paganico Sabino.

Le prime testimonianze documentate su Paganico come centro abitato risalgono all’anno 852. Lo stesso nome, dal latino “paganicum”, termine con cui si designavano vecchi insediamenti romani, ne svela l’esistenza sin dall’epoca Romana, come ne è testimonianza il monumento funerario “Pietra Scritta”. Nei testi si leggono i termini “villa” o “casale” affiancati al nome Paganico, a definirne, nel linguaggio del tempo, le caratteristiche di agglomerato rurale della struttura del centro stesso. La posizione di Paganico, arroccato su uno sperone roccioso, lo rendeva anche un ottimo sito di presidio lungo la corrente dell’Obito. Le caratteristiche di castrum medievale, borgo fortificato, sono visibili nel borgo così come si conserva ancora oggi.

A seguito delle incursioni saracene, alla fine del IX secolo, l’Abbazia di Farfa dovette cedere le sue proprietà. Questo fece sì che l’aristocrazia locale potesse spartirsi i territori della Valle.

Nel ‘700 Paganico vide una fase di grande prosperità con conseguente aumento della popolazione. Pur continuando l’incremento demografico, testimoniato da un censimento nel 1837, lo sviluppo urbanistico vide uno stallo. Contemporaneamente si iniziava a percepire un disagio sociale che in alcuni casi sfociò in atti di rivolta, come quello per l’abolizione della tassa sul macinato, notizia risultata poi falsa che portò all’occupazione delle mole lungo il corso del fiume Obito in un tentativo di evasione massiccia dell’imposta stessa. Questo fu anche il tempo in cui si verificarono i primi fenomeni migratori verso l’agro romano.

Nel 1861 Paganico e gli altri comuni della Sabina vennero annessi al Regno d’Italia. Il nuovo Stato prevedeva che i comuni si dotassero di servizi e strutture adeguate, come la strada comunale, progetto approvato nel 1873. Anni questi in cui furono emanati diversi regolamenti comunali in tema di edilizia e agricoltura. Nel 1903 una delibera comunale stabilì che Paganico accostasse alla propria denominazione la definizione Sabino.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, con la chiamata alle armi di tutti gli uomini abili alla guerra, rimasero in paese solo donne anziani e bambini che tentarono con gran sacrifico di portare avanti le attività quotidiane, prima fra tutte il lavoro nei campi.  Il monumento ai caduti ricorda con una lapide artistica i 16 caduti del piccolo borgo.

Negli anni successivi la società di Paganico rimase composta da contadini e pastori che, seguendo i cicli della transumanza, soggiornavano in paese solo d’estate per raggiungere poi in autunno la campagna romana per lavorare nei campi, nella la raccolta delle olive o come operai nei frantoi.

La costruzione del bacino del Lago Turano negli anni ’30 impoverì ancora di più la già precaria economia rurale con conseguente migrazione della popolazione verso Roma.

E poi arrivò il secondo conflitto mondiale, con la chiamata alle armi. La vita non fu meno dura per chi rimase nel paese, anche per via della presenza dei tedeschi. La popolazione assisteva a passaggi continui di soldati, mezzi in ritirata nonché bombardamenti degli alleati.

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Fotografia di Luigi Scialanca

Oggi Paganico Sabino conserva le sue caratteristiche che lo rendono un delizioso borgo di fattezze medievali, incantevoli per l’occhio del fruitore, grazie all’ottimo lavoro dell’Amministrazione Locale. Punti di interesse artistico e architettonico sono la parrocchiale di San Nicola restaurata di recente, la Chiesa Cimiteriale e la Chiesa dell’Annunziata. La Chiesa di San Giorgio, che oggi non esiste in seguito a trasformazioni subite a inizi ‘900, ospita la sede Comunale.

Il progetto di riqualificazione che l’Amministrazione porta avanti da qualche anno prevede un vero e proprio percorso culturale che si sviluppa tra i vicoli.  Dei panelli informativi, che si incontrano nel corso della visita al borgo, spiegano e illustrano la storia del centro storico, delle sue bellezze artistiche e architettoniche.

Il desiderio e l’intento di mantenere vive le tradizioni di una volta si concretizza con eventi organizzati durante l’anno nei quali si possono gustare piatti e prodotti tipici locali trascorrendo giornate in clima folkloristico e di condivisione.

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E Paganico vi aspetta domenica 4 Novembre per la Castagnata, una giornata dedicata alla degustazione di piatti tipici e prodotti locali, come pasta fatta in casa e castagne arrostite. Non mancheranno momenti artistico-culturali con esposizioni dedicate alla tradizione contadina. Si potrà inoltre partecipare ad un’escursione nel Bosco dell’Obito all’interno della Riserva Naturale Navegna Cervia per immergersi nella quiete di questposti. Vietato mancare!

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Fonti:

“Paganico Identità e storia di un paese nella Valle del Turano”  

A cura di Dimitri Affri con la collaborazione di Anastasio Spagnoli e con la partecipazione di Enrico Bonanni.

 


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