Dove volavano le Aquile: il Fosso dell’Obito

 

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Da Paganico Sabino, imboccando un antico sentiero che un tempo univa Paganico, Ascrea, Collegiove e Marcetelli, si scende fino al Vallone dell’Obito.

Suggestivo Canyon scavato dall’omonimo torrente, il vallone si apre tra il Monte Cervia e il Monte Filone. Si raggiunge attraversando un antichissimo ponte proseguendo poi in salita fino ai margini del castagneto.

Il nome Obito trae probabilmente origine dalla tradizione rurale delle popolazioni di un tempo legate al fenomeno della transumanza.

In questo vallone, area protetta della Riserva Naturale dei Monti Navegna e Cervia, si respirano storia e leggenda. Si narra, infatti, della disfatta dei Saraceni in questo luogo ad opera dei montanari che, per difendere le loro terre, fecero rotolare enormi massi su di essi.

Fino alla metà del ‘900 nel punto più in alto di questa gola, su un versante impervio, nidificava l’Aquila Reale. Quel punto è tutt’ora conosciuto come “Nido dell’Aquila”.

Un tempo area di produzione di carbone e legname e ancora oggi castagne, beni di grande importanza per le popolazioni del passato, la zona demarca attualmente il confine tra Ascrea e Paganico Sabino.

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